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FAQ SUI CLONI HAMMOND
le domande più frequenti...

ultimo aggiornamento: marzo 2003


Introduzione

Tutti i musicisti e gli amanti della musica, conoscono il leggendario organo elettrico Hammond e il suo inconfondibile suono. Le caratteristiche uniche del suo timbro lo hanno reso insostituibile in moltissimi generi musicali, dal Jazz al Blues, al Pop più commerciale fino all’Hard Rock più sfrenato; ma a volte per diversi motivi, l’utilizzo di un Hammond elettrofonico non è possibile, quindi ecco che le diverse case produttrici hanno messo a punto degli strumenti che possano sostituire più o meno bene l’Hammond, e che siano soprattutto più economici e trasportabili.
Agli appassionati e agli utilizzatori di tali strumenti sorgono una serie di domande più o meno sempre uguali. Pertanto, nel corso di discussioni in ambito HAMMOND-ITALIA mailing list (http://it.groups.yahoo.com/group/Hammond-Italia)
si è deciso di scrivere la presente FAQ (domande frequenti), che va considerata un documento in progress, cui chiunque può contribuire con informazioni, aggiornamenti, ecc.
Ecco di seguito le domande e risposte più ricorrenti sull’argomento.

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Premessa: da dove proviene il materiale utilizzato per realizzare queste FAQ?
Le fonti utilizzate per la realizzazione di queste FAQ sono svariate, ci sono riferimenti a materiale preso nel WEB, nei cataloghi ufficiali delle case produttrici e non ultime, le esperienze personali e le numerose e utilissime informazioni reperite nella HAMMOND-ITALIA mailing list (http://it.groups.yahoo.com/group/Hammond-Italia)
Vorrei quindi ringraziare tutti gli iscritti alla HAMMOND-ITALIA mailing list per le notizie che più o meno direttamente mi hanno dato e che hanno reso possibile e più facile la stesura di queste FAQ, che spero possa essere d’aiuto per chiarire alcuni dubbi e soddisfare le diverse curiosità che sorgono sull’interessante e affollato mondo dei Cloni Hammond.
Un grazie particolare a: Marco Montaruli, Enrico Cosimi, Paolo Veronesi, Pippo Ravaglia, Massimo Sergi, Toni La Camera, AleOverdrive Pozzi, Marco Capitanio, Alessandro Muda, Max Caldonazzo, Corrado Stragapede, Andrea Ferriello, Silvio Vinci, Giacomo Klesyk e tanti altri che sicuramente avrò dimenticato, in quanto dalle loro mail ho estratto tantissimo materiale prezioso.
MANUEL CARLONI, autore della FAQ
Enrico Cosimi e Marco Montaruli, revisori

1- Come fanno i Cloni a generare il suono senza le ruote foniche?
Le diverse case costruttrici hanno messo a punto diversi metodi di generazione sonora per sopperire alla mancanza delle ruote foniche, metodi che possono garantire una maggiore o minore fedeltà rispetto all'originale in base all’epoca in cui sono stati realizzati, alle risorse economiche e scientifiche del produttore e infine, al prezzo dell’organo.
Comunque, i cloni si possono dividere in 2 grandi categorie: quelli a generazione analogica e quelli a generazione digitale.
La generazione analogica, oggi non è più utilizzata nei moderni organi, ma lo è stata per tutti gli anni ’70, fino alla fine degli ’80. Molti organi del recente passato avevano un simile sistema di generazione, solo per citarne alcuni, i famosi Korg CX3/BX3, Hammond X5, B250, Elka X50/X55 e tantissimi altri. Tale sistema utilizza in genere circuiti Solid State e una serie di oscillatori che generano un’onda di tipo sinusoidale per ogni singola nota o per gruppi di note in successione armonica, poi a tali forme d’onda vengono aggiunti il Key Klick, le percussioni ecc, generati da altri oscillatori. La presenza dei drawbars consente di miscelare le armoniche come avviene sugli Hammond vintage.
Generalmente il suono di questi organi è molto brillante, meno “grasso” e “presente” rispetto ai Tone Wheels.
Degno di nota il fatto che determinati strumenti come i modelli Korg CX3/BX3 utilizzavano una tecnologia direttamente desunta dalla vecchia tecnica a divisione di frequenza e, basandosi su particolari circuiti integrati oggi fuori produzione, possono oggi risultare di difficile assistenza tecnica se non di impossibile riparazione.
Tutti gli organi prodotti ora sono invece a generazione digitale. Tale sistema comprende varie tecniche messe a punto dai diversi costruttori, facenti capo a 2 categorie principali:
quelle che prevedono l’utilizzo di campioni quelle che invece producono il suono tramite forme d’onda generate dai processori.
La Hammond-Suzuki utilizza per i suoi XB1, XB2, XB3, XK2, una tecnologia chiamata V.A.S.E. che prevede appunto la riproduzione di suoni campionati mediante complesse tecniche di sampling "nota per nota"; una volta campionati, i suoni vengono comunque rielaborati dal processore dell’organo, che aggiunge key click, overdrive, rumori di fondo vari, ecc., rendendo il timbro più “vivo” e molto simile ai vecchi a ruote foniche. Il limite è la polifonia, in quanto per problemi di memoria interna, occupata da campioni molto accurati, non è (almeno per ora) completa.
Tra gli organi che invece generano il suono potremmo prendere come esempio il NEW CX3 Korg. Questo prevede infatti non la riproduzione di campioni immagazzinati nel suo interno, ma la generazione (chiamata Tone Wheel Organ Modelling nel Korg) da parte del processore di onde molto complicate. I potenti processori di questi organi, elaborano, grazie ad algoritmi matematici molto complessi (come trasformate di Fourrier, derivate parziali, equazioni differenziali, ecc.) diverse forme d’onda, combinandole insieme ed ottenendone di nuove, caratterizzate da profili molto più realistici rispetto a quelli che si possono ottenere generando onde da funzioni matematiche semplici.

Purtroppo, a volte, le case costruttrici per apparire tecnologicamente più avanzate delle altre, parlano in maniera volutamente imprecisa di “modelli fisici” ingenerando confusione negli acquirenti ed appassionati; queste tecnologie sono invece utilizzate solo (e marginalmente) per le emulazioni di amplificatore e di Leslie (vedi avanti). Non esiste nessun organo (ne software dedicato) in commercio che generi in maniera vera e propria il suono tramite “modelli fisici”; tutti generano l’onda grazie ad algoritmi complessi, ma sempre ben definiti e sempre alla stessa maniera. La sintesi per modelli fisici vera e propria non prevede la generazione di un’onda tramite un algoritmo prestabilito, ma piuttosto la determinazione e risoluzione in tempo reale di equazioni adatte a descrivere il moto dell’oggetto in quell’esatto istante, tenendo conto di tutte le variabili che influirebbero in quel preciso momento sullo strumento reale (e quindi, sulla sua espressività timbrica),  progettando cioè algoritmi  ad hoc per quella determinata situazione. Tale sintesi, utilizzata in alcuni moderni sintetizzatori (specialmente per la riproduzione di strumenti a fiato solisti in maniera veramente realistica), richiede processori potentissimi e tantissima memoria, che si traduce in risultati strabilianti, ma anche prezzi elevati e polifonia di solo poche note.

Altri cloni che generano il suono sono il Roland VK7, VK8, VK88, che utilizzano la “Virtual Tone Wheel Technology”, il Voce V5, che invece utilizza il “Virtual Tone Wheel Generator” ecc. Questi metodi di generazione, pur avendo nomi d’effetto ed essendo tutti specifici e brevettati dalle singole case, a volte utilizzano algoritmi molto simili per ottenere lo scopo. Alcuni (come Roland VK8 e Clavia Nord Electro) hanno anche altri timbri aggiuntivi (questi però, comunque campionati in PCM).
Ultimamente, quasi per dimostrare il loro know how, gli ingegneri Suzuki hanno prodotto un sofisticato algoritmo che in pratica riproduce fisicamente il comportamento sonoro di tutte le ruote foniche presenti all’interno dello strumento originale; anche le tastiere di tale strumento, seppure con feeling diverso da quello originale, presentano lo stesso sistema di contattiera a nove poli con cui è possibile dosare l’inserimento delle armoniche in base alla “violenza” del tocco - non è un caso che il nuovo B3/C3 targato Hammond Suzuki (in tutto simile nell’estetica allo strumento originale) venga proposto ad un prezzo di listino pari a 20.000 Euro, una cifra sicuramente al top di quanto si potrebbe essere disposti a spendere per un “semplice” clone.
 

1.1- Questi processori così potenti, possono garantire quelle caratteristiche timbriche che hanno reso unico l’Hammond Sound?
Il compito più difficile è appunto quello di ricreare la ricchezza timbrica e la naturalezza del suono Hammond, fatto di sfumature, di piccole imperfezioni dovute alla sua particolare costruzione assai difficili da “copiare” , proprio perché naturali.
Comunque i moderni organi cercano di catturare e riproporre tali caratteristiche con risultati a volte davvero realistici, ad es. molti (come VK8, CX3, XB1, DB5) consentono di scegliere tra sonorità più “chiuse” e jazzistiche, tipiche di tonewheels molto vecchi, più aggressive adatte ad es. per il rock, oppure quelle degli organi solid state del recente passato, consentono di riprodurre il foldback (ripetizione, a scopo di rinforzo, di alcune armoniche sui tasti estremi inferiori e superiori), oppure l’abbassamento di volume generato dall’accensione delle percussioni, l’abbassamento del volume delle percussioni sulle note più acute, o il key click di intensità diversa e casuale sulle diverse note. VK8, XB1, DB5, CX3 sono anche capaci di emulare amplificatori e preamp valvolari, con la loro tipica saturazione che si poteva ottenere suonando a volumi elevati. Bisogna però ricordare che tutto questo non è il risultato di interventi su un vero circuito elettrico, ma piuttosto di un emulazione digitale.
I parametri più diffusi per simulare le idiosincrasie tipiche del vero suono Hammond sono quindi il “key click”, cioè la quantità di rumore presente all’inizio ed alla fine di ogni nota (originariamente causato da un difetto di progettazione nella contattiera sotto ai tasti dell’Hammond) e ora riprodotta - anche con volume regolabile - nella totalità dei cloni come parametro di nota-on e in alcuni anche sul momento del nota-off; altro parametro importante è il “leakage”, cioè la simulazione digitale della diafonia che si produce all’interno del generatore per via delle interferenze tra ruote tonali vicine, evidenziata se i valori di alcuni componenti si discostano dagli originali a causa dell'invecchiamento. L’effetto sonoro è simile ad un “alone” che, sotto alla nota eseguita, contiene tutte le altre frequenze prodotte dallo strumento; nel Voce V-5, nel Roland VK-8, nel Viscount DB5, questo parametro ha un’apposita regolazione. Anche il “foldback” può essere regolato, ridotto come estensione o addirittura disinserito per simulare (ad esempio all’interno dell’Hammond-Suzuki XK-B) il comportamento sonoro degli organi elettrofonici di più recente generazione.
 

2- Quali sono i cloni attualmente in commercio e quelli più utilizzati?
Oggi, praticamente tutte le case costruttrici di tastiere hanno in produzione il loro organo, che seppur con caratteristiche diverse, può offrire una fedeltà ed una versatilità d’utilizzo fino a qualche anno fa impensabili.
La Hammond-Suzuki, che ha rilevato i gloriosi marchi Hammond e Leslie (Suzuki non è la stessa società che produce auto e motociclette), offre i portatili XB1,XK2 e l’Expander XM1 che hanno generatore simile, ma mentre l’XB1 ha una tastiera tipo synth, l’XK2 ha una tastiera Waterfall, cioè come quella delle vecchie consolle Hammond, con i profili non sporgenti, che consente di fare i tipici glissati con il palmo senza rischiare di farsi male o romperla.
La Roland produce il VK8 (anche in versione Expander), il VK88, ad uno e due manuali Waterfall ed il nuovo VR760. Il modello VK-8/VK88 ripropone - in un package più economico - le soluzioni timbriche dei precedenti apparecchi, c’è un D-Beam controller con cui regolare la velocità del motore, la velocità del leslie ed altri parametri; sono rimaste (come sul VK7, uscito di produzione) le timbriche ausiliarie. Il VR760 non è invece un organo convenzionale, ma piuttosto un ibrido, capace di generare oltre alle armoniche sinusoidali Hammond - tramite la stessa tecnologia “Virtual Tone Wheels Technology” dei VK - anche nuovi timbri realistici di piani elettrici Rhodes, Wurlitzer, ecc.,  piani acustici (derivati questi dai piani digitali RD series), e qualche timbrica di Sintetizzatore. E’ dotato di una tastiera a 76 tasti Waterfall.
La Korg è presente con CX3/BX3 ad uno e due manuali, che (dopo una prima serie con tasti dal bordino sporgente) hanno ora una tastiera waterfall regolamentare e due set di drawbars che possono lavorare tanto per produrre timbriche standard 9 + 9, che essere utilizzati in extended mode per realizzare sonorità a 18 armoniche (comprese le quattro di percussione).
La Viscount è invece rientrata, dopo l’uscita di scena della Oberheim, nel mercato dei Cloni con la DB Series, che ripropone, seppure con sistemi operativi aggiornati, gli organi prodotti precedentemente con il marchio americano. Sono presenti il DB3, single manual con Waterfall (disponibile anche in versione Expander) , DB5, doppio manuale con Waterfall portatile, riedizione del vecchio Oberheim OB5 e DB25, versione Consolle del DB5.
La Clavia produce il Nord Electro 2 con Waterfall e timbri supplementari; disponibile nella versione a sessantuno,  settantatré tasti ed Expander, ha polifonia completa per una buona resa timbrica di organo e sessantaquattro voci di polifonia per la sezione di piano Rhodes, Clavinet, Yamaha Cp70, Wurlitzer, etc realizzati con campionamenti. Su questa nuova versione, sono stati risolti i problemi di non omogeneità timbrica del Clavinet, che può essere anche ampiamente editato ricorrendo ad una serie di Pick Up e filtri virtuali. Di recente, la Clavia, ha inoltre reso disponibili nuovi campionamenti di piani acustici e Rhodes Mark V, che i possessori del Nord Electro possono scaricare gratuitamente tramite Internet e (grazie alla porta USB di cui l’organo è dotato) inserire nel loro strumento.
La Voce produce invece il V5, un Expander con i drawbars, molto compatto e piacevole da utilizzare, anche se alcuni hanno riscontrato un volume insufficiente per la percussione.
Dietrolequinte, importatore per l’Italia della Voce, ha ultimamente commercializzato il DLQ Key5, un organo doppio manuale (con Waterfall) da loro progettato con il generatore del Voce V5 e due set di Drawbars per manuale (come sulle Consolle Hammond).
Tutti questi elencati hanno in comune un look molto vintage, consolle in legno (tranne Clavia , Voce e DLQ), almeno un set di 9 drawbars (tranne il Clavia che comunque ha degli appositi tasti), le 2 percussioni, il foldback, il key click, l’overdrive e quant’altro possa garantire un alta fedeltà nella riproduzione del timbro Hammond. Tutti sono pilotabili via MIDI e sono multitimbrici, consentono cioè di avere settaggi diversi per Upper, Lower e Pedal.
Alcuni cloni non più prodotti, meritano comunque ancora l’attenzione degli appassionati, tra questi i Korg CX3 e BX3 vecchio tipo – vedi FAQ n°1 - (non sono MIDI, hanno il send - return per effetti), il Viscount OP6, che offriva un interessante funzione di Coupler (si vedano le considerazioni di Paolo Veronesi nell’appendice “La preistoria dei cloni”), Il Roland - Rhodes VK1000, produceva i suoni tramite una sintesi chiamata “S+S Synthesis” (13 drawbars,76 tasti, generava anche forme d’onda Square e aveva timbri di piano Rhodes), L’Hammond XB2, primo Hammond digitale, MIDI, multitimbrico, 61 tasti da synth.
 

2.1- Ho sentito parlare del Native Instruments B4, cosa è, un altro clone?
Il Native Instruments B4, non è un clone in senso stretto, in quanto è un software per PC, che ricrea con un realismo incredibile l’Hammond Sound, tanto che per alcuni ne è la migliore imitazione. Sia l’interfaccia che le funzioni sono in pratica quelle del B3 (che appare anche sul monitor del PC), ha il Leslie emulator molto ben fatto ed editabile; consente di scegliere diverse tipologie di tone wheels per ottenere suoni più o meno “puliti”, “chiusi”, ecc. L’ultima versione consente di imitare anche il VOX Continental e il Farfisa Compact.
Per gestirlo serve però un PC o un Mac con un processore abbastanza potente, parecchia RAM e soprattutto una scheda audio semiprofessionale che supporti driver ASIO, che consenta quindi di portare i tempi di latenza (tempo che trascorre tra il tocco del tasto e l’uscita del suono) al disotto almeno dei 10 millisecondi; oltre, ovviamente, ad una o due master keyboard per suonarlo ed eventualmente un MIDI merger per portare i 2 segnali MIDI al PC. Bisogna comunque prendere alcune precauzioni per poterlo utilizzare questo eccellente software in maniera soddisfacente, come ad es. installare sul computer solo le applicazioni necessarie e, durante l’esecuzione, tenere aperte solo quelle indispensabili; bisogna poi considerare che, nel caso della piattaforma PC, essendo un software che lavora in Windows, potrebbe andare incontro ad improvvisi blocchi di sistema, tristemente noti agli utilizzatori di tale sistema operativo. Tutto questo, unito ai problemi che possono sorgere nell’utilizzo di un computer (e nel controllo in tempo reale dei parametri) e nel fare le numerose connessioni, rende il B4 ideale nelle sessioni in studio di registrazione, ma forse, poco pratico nell’utilizzo Live. Ma non è detto che nel prossimo futuro...
 

3- Come faccio ,tra tutti quelli prodotti, a scegliere quello più adatto alle mie esigenze?
In effetti, con tanti modelli presenti sul mercato, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, anche perché i prezzi, a parte qualche eccezione, sono tutti confrontabili, quindi il miglior modo è ascoltarli, suonarli, nei negozi e nelle fiere.
Comunque proviamo a vedere e riassumere alcune delle caratteristiche degne di nota, che possono influire sulla scelta dell’uno o dell’altro organo, lasciando stare considerazioni soggettive sulle sonorità:
? Hammond XB1: Timbri campionati, ma naturali, Leslie interno sviluppato dalla stessa, fascino del marchio, polifonia 32 note.
? Hammond XK2: Come XB1, ma tastiera waterfall ben fatta e connessione diretta per Leslie.
? Hammond New B3 - New C3: riproduzione virtuale delle tonewheels interne, polifonia totale, una perfetta restituzione del funzionamento B3/C3 originale, peccato per 20.000 Euro richiesti...
? Roland VK7 - VK77: fuori produzione, timbri generati da 91 ruote tonali virtuali, tastiere da synth, timbri aggiuntivi, simulazione Leslie a modelli fisici COSM molto realistica, polifonia totale.
? Roland VK8 - VK88: tastiera Waterfall (due nel VK88), timbri generati, suoni ausiliari, eccellente simulazione Leslie e Stack Marshall a modelli fisici COSM. L’assenza di un display rende meno dirette le operazioni di editing. Disponibile anche in versione Expander. Assistenza e distribuzione capillare, immagine di qualità del marchio.
? Roland VR760: 76 tasti Waterfall, timbri generati, sezione Hammond come sul VK8, sezioni di piani elettrici accurata e piano acustico derivato dalla serie RD stage pianos.
? Viscount DB3: 61 tasti da synth, ha i 9 Drawbars per l’Upper Manual, ma solamente 6 presets da assegnare al Lower Manual.
? Viscount DB5: 2 tastiere Waterfall da 61 note, tecnologia ibrida: campionamenti delle singole Tone Wheels, mentre percussioni, key click e rumori di fondo generati; polifonia completa, send-return per effetti, mobile in legno molto evocativo, orgoglio di avere un bel prodotto nazionale, prezzo competitivo.
? Viscuont DB25: versione Consolle del DB5, quindi stesse caratteristiche tecniche, con pedaliera 25 note e amplificazione interna da 160 Watt di serie.
? Oberheim OB3: fuori produzione, 61 tasti da synth, consente di assegnare 6 presets non editabili al Lower Manual.
? Oberheim OB5: fuori produzione, stesse caratteristiche del Viscount DB5 anche per quello che riguarda il mobile, buona qualità costruttiva, possibilità di aggiornare le primissime versioni tramite la sostituzione di alcuni integrati, rendendolo di fatto identico al DB5.
? Clavia Nord Electro: Leggerissimo, look particolare (sembra un synth), ma piacevole e diverso, tasti waterfall, non ha il riverbero, timbri aggiuntivi (bel Piano Rhodes), non ha Drawbars, ma pulsanti dedicati, esiste nella versione 61 o 73 tasti ed Expander, polifonia completa.
? Korg CX3 - BX3: Timbri generati, tastiera waterfall (2 nel BX3), Leslie accurato (modelli fisici REMS), 2 set di drawbars, polifonia completa, possibilità di creare variazioni timbriche nuove utilizzando i 18 drawbars insieme, prodotto molto tecnologico e ben costruito.
? Voce V5: Modulo desktop con 9 Drawbars, suoni generati, polifonia completa, stile molto caratteristico (colore arancione acceso), non ha il Leslie emulator ne riverberi, made in U.S.A. .
? DLQ Key5: 2 manuali da 61 tasti Waterfall, ha due set di Drawbars per manuale, ma non si possono memorizzare i Presets, ha il generatore del Voce V5, non ha Leslie Emulator ne effetti e riverberi interni.
? Native Instrumens B4: Non è un organo, ma un software per PC e Mac, polifonia completa, timbri generati e Leslie molto accurati, totalmente controllabile via MIDI, timbri aggiuntivi di VOX e Farfisa, richiede una buona conoscenza del MIDI e dei PC, un PC portatile potente e una o due Master Keyboard.

Riassumendo, abbiamo:
Cloni a due tastiere: Oberheim OB5, Viscount DB5/DB25, Korg BX3, Roland VK77, VK88, DLQ Key5.
Cloni ad una tastiera: Hammond XB1, XK2, Roland VK7, VK-8, Korg CX3, Clavia Nord Electro, Oberheim OB32, Viscount DB3.
Cloni Expander: Hammond XM1, Roland VK8M, Oberheim OB32 Organ Module, Viscount DB3 Module, Voce V5, Clavia Nord Electro Rack.
 

4- Il Leslie: quelli digitali sono ben fatti?
L’emulazione Leslie è sempre stata uno dei grossi punti critici dei cloni, in quanto una buona emulazione di Leslie influisce tantissimo sulla qualità e sulla resa sonora dell’organo.
Negli anni addietro, con le tecnologie allora disponibili, era assai difficile fare un Leslie emulator davvero convincente, tanto che pur essendo presente nei vecchi cloni, l’utilizzo di un vero Leslie era assolutamente necessario. Alcuni vecchi emulatori analogici montati negli organi erano infatti costruiti in modo da applicare al segnale in entrata contemporaneamente e in maniera sincrona un effetto ibrido di phaser, di tremolo e vibrato. Tutto questo in genere creava un suono molto “sottile” con fastidiosi tagli di frequenza e interferenze, soprattutto se si inserivano anche i vibrati o i chorus; in più questi erano tutti a rotore singolo e non editabili per quanto riguarda l’accelerazione, il decadimento, la velocità di rotazione.
Oggi le cose sono molto cambiate, in quanto i moderni Leslie emulator, di cui sono dotati tutti i cloni in commercio, offrono risultati a volte davvero strabilianti; alcuni, come Korg CX3/BX3 o Roland VK8/VK88,VK7/VK77, offrono delle emulazioni davvero realistiche grazie all’uso di modelli fisici, tenendo conto delle caratteristiche degli altoparlanti, della forma del cabinet, delle trombe, dei rotori, della distanza e dell’angolazione dei microfoni stereo, ecc. In più, tali parametri sono completamente editabili, cioè si può scegliere un ampli valvolare tipo il classico 122, 147, oppure dei solid state come i ProLine, cambiare i tempi di accelerazione e decelerazione nei passaggi da chorale a tremolo, scegliere le rispettive velocità di rotazione, bilanciare i 2 rotori, scegliere la distanza e l’angolazione dei microfoni, in modo da sentire più o meno il tipico “swirling” delle trombe. Alcuni come Roland VK8/VK88, VK7/VK77 e Korg CX3/BX3, consentono addirittura di emulare uno Stack Marshall, altri come L’Oberheim OB5/Viscount DB5, sono in grado di riprodurre sia Leslie a due rotori (come 122, 147) che Leslie a rotore singolo (tipo 25, 120), con la tipica risposta  “mediosa” dell’altoparlante full range montato su questi amplificatori.
 

4.1- Il Leslie: Se non mi accontentassi dei digitali, posso connettere un vero Leslie al clone?
Si, si può connettere un vero Leslie al clone, per ottenere un suono molto più soddisfacente. Quasi tutti i cloni in commercio, sono stati, in fase di progettazione, concepiti per essere connessi con un vero Leslie, infatti molti di questi, come Hammond XK2, Oberheim OB5, Viscount DB5/DB25, Roland VK8/VK88, hanno l’uscita a 11 pin per poter connettere un Leslie moderno e comandare con i pulsanti del Leslie digitale la velocità di rotazione; altri, come Hammond XB1 e Roland VK7/VK77, hanno bisogno di un apposito adattatore (chiamato XLD1 nell’Hammond e 1122 o 1147, nel Roland, in base al tipo di Leslie da connettere); altri ancora, come il CX3/BX3 Korg o il Voce V5, non prevedono tale opzione, quindi un Leslie si può connettere con questi solo grazie alla normale uscita a jack da 1/4 di pollice, magari utlilizzando un Combo preamp apposito (si trovano ancora nuovi in commercio), o connettendo un rotary speaker di altra marca (se ne trovano tantissimi, prodotti da diverse ditte in passato, valvolari o solid state, più o meno validi) che ha l’entrata a jack da 1/4 di pollice.
 

4.2- Il Leslie: L’emulazione del mio vecchio clone è insoddisfacente, ma non voglio acquistare un vero Leslie, come posso fare?
E’ un problema molto comune, soprattutto per chi utilizza cloni ormai vecchi, come Korg CX3 vecchio tipo, Hammond XB2. Per questo sono presenti nel mercato diversi Leslie emulator, prodotti (soprattutto in passato) dalle diverse case. Proviamo ad elencarne qualche modello e a vederne alcune caratteristiche:
? Hughes & Kettner Tube Rotosphere Mark II: ha la valvola 12AX7 per un bell’overdrive, rispetto alla prima versione consente il settaggio dei parametri di accelerazione e decelerazione; realistico e di costruzione solida.
? Korg Tone Works G4: non è più in produzione, non ha la 12AX7, è totalmente editabile per rotazioni, angolazione, distanza dei microfoni, overdrive.
? Voce Spin: non più in produzione, ha molti presets ed è pilotabile via MIDI, consentendo ad es. di passare da Chorale a Tremolo tramite l’aftertouch sulla tastiera (utile ma non apprezzato dagli organisti, in genere freddi verso il MIDI).
? Voce Spin II: prodotto attualmente, sostituisce lo Spin 1, ha perso il MIDI, parametri non editabili, buon prodotto, made in U.S.A., solido.
? Digitech RPM 1: non più in produzione, ha la 12AX7, editabile per accelerazioni, velocità, bilanciamento, ha uscite separate stereo per horn e rotor, ma può lavorare anche in mono.
? Alesis Vertigo: effetto tascabile ed economico che permette oltre alla modulazione tipica del Leslie, anche altre modulazioni del tutto nuove. I pulsanti per passare da Chorale a Tremolo sono però piccoli e scomodi da azionare.
? Motion Sound Pro3: è un leslie a tutti gli effetti, disponibile solo per la parte tweeter/tromba rotante (con simulazione elettronica dei bassi) o accoppiabile al Low Pro per la gestione del rotore/woofer. In catalogo, la ditta offre altri interessanti modelli combo, con possibilità di canalizzazione stereo non rotante per altri segnali di tastiera parallelamente al controllo della timbrica di organo.
? Motion Sound Pro145: piccolo Leslie che oltre ad avere la tromba, ha anche il tamburo per i bassi con woofer da 12’’. Dentro il cabinet ci sono già dei microfoni (2 per Horn, 1 per Rotor) che consentono di connetterlo direttamente al Mixer senza microfonarlo.
? DLQ Speed: è un leslie vero e proprio, prodotto in Italia da Dietrolequinte di Elvio Previati, con woofer da 12”, driver con tromba, pre valvolare e finale mosfet, il tutto in un ingombro estremamente contenuto (molto più compatto del classico Elkatone della nostra infanzia...) ed appositamente studiato per i rigori della vita on the road.
? Leslie 21: Similmente al Motion Sound Pro3, ha un vero rotore per gli acuti (lo stesso del 122) e un emulazione elettronica per i bassi, da inviare ad un ampli per basso o alla cassa dedicata. Ha in oltre anche due tweteer e due piccoli woofer per il canale stazionario integrato.

Quindi se non ci si rivolge al mercato dell’usato, la scelta è poca: H & K, Alesis o Voce (per quelli totalmente digitali); meglio lasciar perdere multieffetti tuttofare per chitarra, in quanto in questi c’è quasi sempre un effetto Leslie, ma mai può offrire quei risultati che un organista si aspetta.
 

5- Il MIDI: Non sono tanto ferrato nel MIDI, avrò problemi nel gestire il mio Clone?
No, i moderni cloni, offrono una ottima gestibilità MIDI, che rende facile l’utilizzo anche da parte di chi non è esperto nel MIDI, grazie anche al fatto che comunque i parametri MIDI da gestire sono relativamente pochi in un clone rispetto, ad es., ad un moderno sintetizzatore. I cloni ad una tastiera come VK8, XB1, XK2, CX3, DB3, consentono di suonare il Lower Manual e la pedaliera (non nel CX3) assegnandoli ad una master keyboard e ad una pedaliera MIDI, così si può suonarli come dei veri e propri organi a due manuali. Poi in VK8, CX3, XB1, XK2, si possono gestire i cambi di velocità del Leslie, i riverberi, gli effetti, l’apertura dei drawbars, operando da una master keyboard; basta assegnare ai controllers (sliders, knobs, ecc.) della master il CC# corrispondente al parametro che si vuole controllare (ad es. assegnando CC#11 ad uno slider sulla Master, si controllerà l’espressione).
 

5.1- Il MIDI: è facile ed è sempre possibile controllare tali parametri via MIDI?
Alcuni cloni consentono una gestione MIDI più semplice, altri, hanno dei protocolli più bizzarri, comunque, se ci si accontenta di assegnare il Lower Manual ad una Master, è sufficiente connettere il cavo MIDI (IN sull’organo, OUT sulla master) a quest’ultima e assegnarle la ricezione sul CHANNEL2 (in genere nei cloni il Lower Manual è di default su CH. 2) , così tutto dovrebbe funzionare a dovere.
Se si vogliono gestire altri parametri, bisogna fare i conti con implementazioni, come già detto, a volte insoddisfacenti; questo è il caso dell’XB1 e XK2, che infatti rendono possibili il controllo di Leslie, riverberi, espressione, ecc. solo se è attivato l’OMNI MODE, cioè se si fanno dialogare organo e master su un solo canale, perdendo però la possibilità di assegnare solo il Lower Manual alla Master, quindi non si può più suonarli come se avessero 2 tastiere.
Anche per quanto riguarda l’apertura dei drawbars via MIDI, bisogna fare alcune considerazioni infatti, su XB1 e XK2 è difficile, in quanto tutti i drawbars di un manuale, vengono controllati da un solo CC#, ciò significa che controlleremo tutti i drawbars con un solo slider nella Master, rendendo impossibile la realizzazione di molti drawbars settings. Su questo argomento si vedano anche le considerazioni di Marco Montaruli su http://hammond.itgo.com
 

5.2- Il MIDI: quali cloni consentono la connessione di una pedaliera? E come fare per collegarla?
Diversi cloni consentono la connessione di una pedaliera MIDI, alla quale possono essere assegnati i ’16 e ‘8, come sulle consolle Hammond, e possono essere controllati dai drawbars o via MIDI.
Tra gli organi che consentono tale operazione di sono Hammond XB1, XK2, Roland VK8/VK88,VK7/VK77, Oberheim OB3/OB5, Viscount DB3, DB5/DB25, Voce V5. Altri come Clavia Nord Electro, Korg CX3/BX3, non prevedono invece l’uitlizzo della pedaliera.
Per connettere la pedaliera all’organo, bisogna collegarla al MIDI IN dell’organo, oppure, se si vuole utilizzare anche una master keyboard per suonare il lower manual, bisognerà utilizzare un MIDI merger (ad es. Oberheim MC3000D), collegare i MIDI OUT della pedaliera e della master ai MIDI IN del MIDI merger, e collegare il MIDI OUT di quest’ultimo al MIDI IN del clone.
Un’altra via è quella di collegare il MIDI IN del clone al MIDI OUT di una Master Keyboard che abbia un MIDI Merger integrato e quindi uno o più MIDI IN (come Oberheim MC3000) su cui collegare il MIDI OUT della pedaliera (dopo però aver programmato il MIDI Merger o la Master Keyboard).
Il Roland VK7/VK8 ha invece due MIDI IN, il che consente di attaccare direttamente la pedaliera al secondo MIDI IN.
Bisogna tenere presente che Hammond XB1 e XK2 potrebbero dare problemi con la polifonia se si utilizzano Upper Manual, Lower Manual e Pedal insieme in quanto questa è di sole 32 note.
Oberheim OB5, Viscount DB5 hanno invece una presa multipolare dedicata alla gestione delle pedaliere da 13, 17 e 25 note ad essi dedicate offerte come optionals.
Riguardo alle pedaliere MIDI disponibili sul mercato del nuovo e dell’usato, non c’è grande scelta, in quanto esse tuttora vengono prodotte praticamente solo da pochi costruttori. Vediamo ora alcune caratteristiche di tali prodotti:
? Roland PK5: 13 note, dinamica, switch per il controllo della trasposizione e altre funzioni assegnabili, rapporto qualità/prezzo eccellente.
? Roland PK7: dedicata soprattutto a VK7/VK77, 20 note, dinamica, pedale di espressione EV7 con 2 switch compresi.
? Roland PK25: dedicata soprattutto a VK77, 25 note radiale (come su B3, C3, A100; non concava come su RT3 o liturgici), in legno, pedale di espressione EV7 con 2 switch compreso, dinamica.
? Hammond XPK100: 13 note, dinamica, oltre al MIDI OUT ha 2 MIDI IN, che le consentono di funzionare da MIDI Merger per collegarci una Master e poter suonare il Lower Manual.
? Studiologic MP113/MP117: Prodotte dalla Fatar, sono entrambe parallele con i pedali in legno, dinamiche.
? Elka DMP18/DMP13: 18 note o 13 note, dinamiche, consentono il controllo di diversi parametri MIDI assegnabili, non più in produzione.

6- Il pedale di espressione: Quale è più adatto al mio Clone?
I moderni cloni, come XB1,VK8, VK8/VK88, CX3/BX3, OB5/DB5 consentono, tramite un normale pedale continuo per tastiere, il controllo dell’espressione, parametro molto importante per rendere più viva e dinamica l’esecuzione organistica. Nella maggior parte dei casi tale pedale, oltre che aumentare o diminuire il volume, produce anche l'effetto di cambiare il colore timbrico dell’organo, agendo anche sull’overdrive (se impostato) come se si saturasse un preamp valvolare suonando a volumi elevati, cosa che accadeva e che era una delle caratteristiche dei tone wheels, amata soprattutto da chi pretendeva dal suo organo un suono aggressivo e presente.
Tali pedali, però, non hanno nulla a che vedere con quelli presenti sui vecchi Hammond, né come caratteristiche costruttive, né come circuitazione; l’overdrive, non è dovuto alla naturale saturazione del preamp, ma è frutto dell’emulazione digitale.
Le diverse case producono quasi sempre un pedale adatto al loro organo, ma si può comunque collegare al clone un qualsiasi pedale per tastiera che sia compatibile (per sapere se è compatibile, basta collegarlo: se funziona lo è, altrimenti non lo è). In genere (Hammond-Suzuki a parte), i pedali standard per strumenti digitali vanno bene.
Tra i pedali più noti ed usati ci sono:
? Roland EV5: corsa corta, ma abbastanza costante, meno solido e costoso di EV7.
? Roland EV7: corsa lunga, dedicato a VK7/VK77/VK8/VK88, non compatibile con Hammond-Suzuki.
? Hammond EXP100A: Corsa lunga, costruzione solida, non compatibile con altri cloni.
? Korg OXP1: prodotto dalla Yamaha, corsa abbastanza lunga, costante, fornito in dotazione con CX3/BX3.

Inutile provare con pedali provenienti da vecchi organi portatili analogici: non sono compatibili.
 
 
 

Appendice A: Immagini dei principali cloni Hammond

Appendice B: altri testi sui cloni

Manuel Carloni, FAQ author

Enrico Cosimi e Marco Montaruli, auditors

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Laurens Hammond, god
 


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